Oggi vi parlo di un amico, un amico scrittore, a cui avevo proposto di fare una specie di intervista sul suo primo libro. Tale amico in quanto speciale mi ha risposto così:
“Per quanto riguarda invece la recensione del mio libro mi piacerebbe fosse fatta da te, con il tuo stile duro e puro, crudo ed essenziale ma sincero... parla del mio libro come se dovessi descrivere un bicchiere di vino, stabilisci prima se è un vino nero oppure un vino bianco, definisci poi a quale qualità appartiene e poi descrivine sia i pregi che i difetti.
Sono sicuro che di te mi posso fidare... un abbraccio Daniele”.
Chi è Daniele? Prima di tutto un amico.
L’amicizia con Daniele risale alla sua “prima vita”, ovvero a quando era giovane, aitante, figo, bello e desiderato dalle donne, strafottente, e secondo me parecchio sicuro di se.
A quando entrava nell’osteria dove lavoravo chiedendo un havana cola, ma “con l’havana 7 mi raccomando”; o un prosecchino che “fosse quello del momento”.
D'altronde io avevo 18 anni e lui credo già 30 suonati ed una vita a “tutta birra” piena di morose, locali alla moda, un’azienda avviata e viaggi per il mondo
Il nostro rapporto è sempre stato un po’ d’amore e di odio, intesi come sentimenti contrastanti: della serie nessuno dei due era ben convinto dell’altro.
Poi un giorno è successo che Daniele ha iniziato la sua “seconda vita” di uomo paralizzato in seguito ad una lesione vertebrale, evento che ha sconvolto la sua vita e quella di chi gli ruotava attorno.
È proprio su queste due vite che si articola il suo primo libro “il mio podere” edito dal Gruppo Albatros Il Filo: Daniele alterna un capitolo della sua prima vita ad uno della seconda, raccontando le sue vicissitudini di uomo a cui è stata cambiata la vita in un attimo.
“…Esistono alcune circostanze nella vita delle persone il cui verificarsi può seriamente condizionare il prosieguo della loro stessa vita, modificandone in tutto o in parte gli orientamenti…Ognuno di noi, guardando al passato, troverà sicuramente un punto, o un episodio, che hanno definito una svolta, oltre alla quale qualcosa è cambiato rispetto al vissuto precedente”.
“…si tratta di un attimo…di una circostanza…l’essere in un certo posto in un determinato momento, e quasi sempre non si tratta di un momento fortunato…“.
Circostanze o attimi che possono salvarti la vita o sconvolgertela rendendola completamente nuova come il caffè sulla camicia che ti fa perdere 5 minuti per metterne una di nuova.
“Il mio podere” è un libro scarno, reale, un libro che racconta la vita di Daniele prima ragazzo, poi uomo di successo, poi uomo in una sedia a rotelle.
Racconta bene la vita di un paese come Ponte di Piave, la gente che lo abita, i luoghi di ritrovo, l’amicizia sincera.
Un libro che ho letto tutto d’un fiato, commuovendomi perché dopo l’incidente ero andata solo una volta a trovare Daniele, preoccupata per lui come tutti; una visita che mi aveva sconvolta perché ascoltando le parole che diceva, non le diceva il Daniele “di una volta”.
Solo dopo aver letto il libro ho avuto la forza di andare a trovarlo di nuovo, vedendo il Daniele di una volta maturo e nuovo. Un Daniele che non si è soffermato alla “disgrazia” o alla tragedia personale, ma che ha deciso di continuare a vivere.
Detto questo, se devo descrivere il libro di Daniele come se fosse un vino, direi che è un buon bicchiere di raboso invecchiato: potente, tannico e acido quel che basta, pieno di profumi maturi, rosso rubino. Un vino che col tempo può solo migliorare.
Vi invito a leggerlo, ma soprattutto vi invito ad andare a trovare Daniele: troverete una persona speciale che vi offrirà un buon bicchiere di prosecco del suo podere.
E a te Daniele posso solo dirti grazie, non solo per il libro, ma per la splendida persona che eri e che sei diventato.
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