martedì 28 dicembre 2010

anno quasi vecchio, pulizie in corso

Post di servizio, perchè non mi piacciono le persone stupide, e a quanto sembra ce n'è una che passa di qua, con vari nomi e lascia in giro i suoi commenti poco graditi.
Se fosse un blog mio, me ne fregherebbe poco: ho un altro blog in rete, mio personale e gli attacchi non mi fanno paura.
Però questo è il blog dell' azienda di mio padre, e le sue fatiche, i suoi piccoli successi, i suoi passi internauti per mano mia e di mio fratello non meritano frasi stupide dette da persone a cui io personalmente sto poco simpatica.
Detto questo, ne vedrete delle belle a giorni.

martedì 23 novembre 2010

soddisfazioni inglesi #2


Martedì 23 novembre ho scritto:
prossimamente scriveremo.momentaneamente siamo un pò full.

Oggi, 15 dicembre vi linko quello pensa Jamie Goode del nostro Raboso igt.
Mi pare che son soddisfazioni :)

ps: foto di Jamie Goode

mercoledì 17 novembre 2010

Una piacevole conoscenza.


Metti che, complice una degustazione in zona la sera prima, tu possa ospitare a casa tua una persona conosciuta nel web; metti che questa persona sia una che “il prosecco non è proprio nelle mie corde….”; metti che gli crei anche un minievento ad hoc… ecco che nasce #colfondo1bis, ovvero un colfondo per Ziliani ( assente giustificato a #colfondo1).
Ebbene si, ce l’abbiamo messa tutta per “convertire” il buon Franco e a dire il vero non è servita nemmeno tanta spinta.

Martedì ci siamo ritrovati noi col fondisti in azienda Gatti per comodità ed abbiamo organizzato una degustazione dei nostri prosecchi. Dopo le chiacchiere di conoscenza, bicchiere alla mano abbiamo declamato, ognuno con dovizia di particolari, i nostri vini mentre Franco annotava.
L’ho osservato con cura e devo dire che ha riempito ben bene il suo block notes di storie di vino e di uomini: con gentilezza dava il via ad ogni produttore, chiedendo con curiosità, ascoltando di racconti di terra, pendenza, altezza, vitigni, lieviti, lavorazioni e quant’altro.
Non sto qui a scrivere di degustazioni, lo farà lui nel suo nuovo blog, mi interessa descrivere il clima della giornata, che è passata velocemente in maniera davvero inaspettata.

Ci siamo addentrati nelle degustazioni, questa volta 5 bicchieri a testa, così da comparare zone e vini… (si eravamo 8, però 3 non ce l’hanno fatta a venire e mi spiace tanto, però ci siamo accordati per un mini-tour dei mancanti appena ricapiterà in zona perché pareva brutto lasciargli le bottiglie degli assenti senza che avessero modo di spiegare le loro creature); per smezzare avevo fatto dei grissini di pane con il feccino di un travaso di proseco nuovo che pare siano stati molto apprezzati (leggere bruciati!!! Dalle bocche non dal fuoco per fortuna).
Alla fine della degustazione abbiamo avuto il piacere di assaporare una soppressa della Selezione Zanotto, che col prosecco colfondo è eccezionale e finire di fare le nostre chiacchiere degustando l’arancione e la nuova creatura di Costadilà e il Raboso nostro.

Che dire? Mi pare che sia stata riuscitissima, che ci siamo divertiti in maniera ludica e che abbiamo sfatato al buon Franco l’idea che il Prosecco non sia nelle sue corde: lo è, eccome!!! Lui pensava che “tutti i prosecchi si assomigliassero e che assomigliassero al classico spumante da aperitivo...” Nono!Questi sono prosecchi-colfondo-mangia-e-bevi!

Evviva il popolo dei col fondisti, evviva il territorio, evviva noi produttori, evviva il colfondo!!!

QUA LE FOTO

martedì 9 novembre 2010

L’alluvione vista da qui…. Quasi un altro 66

A Ponte di Piave, come dice il nome, passa il Piave.

Ho fatto questa cartina per far capire come siamo posizionati riguardo al fiume: spalle alla cantina, alla nostra destra abbiamo la ferrovia Treviso-Portogruaro che passa a meno di 1 km in linea d’aria, alla nostra sinistra abbiamo la S.S. Postumia che collega Treviso a Portogruaro distante circa 1,5 km. Davanti a noi abbiamo il centro del paese e di conseguenza anche l’argine di contenimento del Piave.

Tutto questo per dire che si, forse da noi l’acqua non arriva… NO, arriva e anche veloce.

L’acqua da noi arriva eccome se l’argine si rompe come nel 1966, esattamente se prendiamo come riferimento quell’annata, qua ci sono 2 metri di acqua.

Il Piave nel 1965, precisamente a settembre, aveva dato segnali preoccupanti lambendo la sommità degli argini; il 4 novembre del 1966 alle 22 e 30 ha rotto quegli stessi argini riversando nelle campagne milioni di metri cubi di acqua.
Fortunatamente ha rotto tutti e due gli argini, sennò saremmo stati sotto di boh… 4 metri?

Papà si ricorda bene quei giorni del prima-durante-dopo, si ricorda lo scirocco dei giorni prima e ricorda le ricognizioni sopra all’argine, i sacchi riempiti con la sabbia per tentare di contenere quello che sarebbe stato l’incontenibile, l’acqua che “gli correva dietro” mentre con la bicicletta tornava a casa, che le alluvioni vengono sempre di notte, che l’acqua sente la luna.
Papà si ricorda di quello che ha salvato: un armadietto della cucina con il gas, la bombola, e due pacchettini di minestrina; l’uvetta sotto grappa (queste cose portate al secondo piano in velocità dalle sorelle); una vitellina piccola già svezzata portata anche quella nel solaio; il cane e il gatto che nel solaio ci sono andati da soli.
Erano in quel solaio mio papà, mia nonna, 2 zie, una vicina incinta e le sue 2 figlie piccole, il cane, il gatto e la vitella, si parlavano poco tra bestie bambini e grandi.
Si sono parlati con il vicino, marito della donna incinta, dai balconi di casa prima urlando, poi parlando normale che tanto il silenzio regnava sovrano.
Si ricordano bene l’acqua che sembrava mare ed il gusto dell’uvetta centellinata data alla Patrizia che era la più piccolina, la vergogna di dire alle persone mandate con una barca a vedere come stavano che “non serviva niente, abbiamo abbastanza” e quell'abbastanza era un pugno di minestra fatta con un pò di dado e l'acqua della cisterna sopra al tetto di casa..
Perchè eravamo poveri di sostanza, non dentro, nell'anima... ed orgogliosi di non chieder niente a nessuno, mai.

Si ricorda bene quando l’acqua ha iniziato a defluire e sono apparsi gli animali gonfi di acqua: vacche, maiali, polli, cani “di non si sa chi”; il fango limoso che ha sommerso tutto, che si è portato via un pezzo di quel ricovero accanto alla casa, che non ha fatto più andare bene la bcs che sega l’erba. E le pulizie dentro casa e fuori.
Avevano perso tutto il perdibile nel 1966, e agli occhi del ragazzo ventenne che era mio padre è rimasto impresso bene il disastro; come la bontà del parroco che gli ha regato un giubbotto rosso e nero arrivato dalla croce rossa (lo stesso che ha Luigi lo Cascio in una scena della Migliore Gioventù quando sono in una Firenze alluvionata) e l’aiuto di stato che si è tradotto in una manza per la stalla.

Questo era il ‘66.

Questo è il Piave il 2 novembre 2010, 44 anni dopo in una foto fatta dai vigili del fuoco che sorvolano il ponte.


L’ho postata in fb ed alcuni amici si sono spaventati per l’acqua che non è uscita, ma che era allo stesso livello del ‘66, perchè casa nostra è in basso a dx della foto ma non appare in foto.

In quei giorni, ma anche ora a dirla tutta che piove, il mio pensiero è andato spesso a come poter mettere al sicuro quello che abbiamo ora che son passati 44 anni. Non si tratta più della bcs (che poi esiste ancora ed è funzionante sempre non al massimo), ma di trattori; non si tratta più del mobiletto della cucina ma di bottiglie, botti con vino, scatoloni, attrezzi vari. Non si tratta di poche cose ma di tutto quello che ha una famiglia nel 2010: frigoriferi, congelatori, pc, documenti ecc.

Ho pensato che dal ‘66 è cambiato poco: noi siamo sempre nello stesso posto, con la ferrovia e la statale che fanno da argini ed in un “buco” dove l’acqua arriva a 1,80 di altezza. Dove non c’è nessuno sfogo per l’acqua perché li hanno chiusi tutti.
Non ho fatto il conto degli ipotetici danni, perché non mi fascio la testa prima dell’ora, però capisco bene chi ha perso tutto tra Vicenza, Padova e Verona.E capisco la loro dignità di rimboccarsi le maniche, la stessa dignità che nel 66 avevano i miei compaesani quando l’allora Presidente della Repubblica Saragat venne in visita al paese.
Papà non lo vide, c’era da pulire e riordinare il disastro… la stessa cosa che fanno dove hanno avuto tutta quell’acqua.

Un altro ‘66 per il momento è stato schivato, almeno qui, ma questo non significa abbassare la guardia: serve prevenire.

Gatti che amano i libri e libri che amano il vino.


La famiglia Gatti è una famiglia di lettori: Lorenzo d’inverno legge almeno 1 ora e mezza prima di cena, dopo aver potato o dopo aver preparato i rametti di salice puliti che poi serviranno per potare; Renata legge prima e dopo cena, e si diletta con parole da cercare a destra, sinistra, su e giù in quei cruciverba; Lino passa da Max a libri di potatura, viticoltura, enologia, guide varie; io leggo qualsiasi cosa: dai libri ai cartelli stradali, ai biglietti del treno.

Domenica siamo stati una delle 4 aziende presenti presso la Libreria Lovat di Villorba, aziende selezionate dal nostro distributore Les Caves de Pyrene.
Questo giro il mattatore dell’evento è stato Lino, che si è districato con passione tra un bicchiere di Prosecco sur lie e uno di Raboso, accogliendo i numerosi visitatori che erano incuriositi sia dai libri mischiati alle bottiglie, che dai vinili che passavano in sottofondo, che dai produttori che spiegavano con passione i loro figlioli.

La passione che ha la famiglia Lovat per la cultura in ogni sua forma è disarmante: hanno sempre presentazioni di autori, hanno creato questa sorta di caffè, ora anche wine bar, dove ci si può sedere, consumare qualcosa e leggere qualche libro, in santa pace. Insomma è il luogo che io adoro con l’aggiunta di quello che mi piace: libri+vino= mia felicità.

mercoledì 3 novembre 2010

#Colfondo1: come divertirsi ed imparare giocando.


Ebbene si, sono stata a #colfondo1 e me ne vanto: una bellissima giornata con bella gente, buoni vini e buon cibo..

Il mio resoconto di seguito.

Ci siamo trovati alla Locanda Baggio alle 10 e 30 del mattino e subito c’è stato fermento nel preparare le ultime cose: i sacchetti con la terra, le schede di degustazione alla moleskine per chi era senza carta, le bottiglie per il pranzo.

Alle 11 e 15 sono iniziate le danze: la presentazione di Davide Cocco di Studio Cru è seguita ad una descrizione-interpretazione della terminologia Colfondo fatta da Stefano-vate-Caffarri. Io il Caf non lo conoscevo, però lo leggo da mò. Beh, vederlo li che camminava, con sti fogli in mano a mò di slide spiegando la terminologia di colfondo devo dire che mi ha affascinata parecchio. Qua potete vederlo grazie alla ripresa del buon Dan.

Dopo questa presentazione dell’evento siamo passati alla presentazione delle aziende: ci siamo schierati 2 a 2 in base alla zona e giù a dire di noi.
Tra le cose da segnalare il fatto che Raffaele Follador di Casa Coste Piane abbia detto che tra noi col fondisti ci sono degli enologi, quindi persone che sanno scegliere come agire in cantina (se con lieviti selezionati o indigeni ed altre pratiche utili o meno) e delle persone che desiderano sperimentare; Silvano Follador ha invece spiegato bene cosa vuol dire il colfondo nel nostro territorio, ovvero tradizione da sempre: prima fermo, poi come risposta agli spumanti, per non tralasciare che in ogni casa delle 4 zone è pratica normale offrire un bicchiere di colfondo agli ospiti.

Finalmente verso le 11 e 30 abbiamo iniziato la degustazione: 3 prosecchi a tornata, serviti senza un ordine particolare e serviti mescolati. Subito ci sono stati commenti ed equiparazioni tra i vini: tutti scrivevano impressioni su profumi, su gusti, su limpidezza e grana del perlage; un bel confronto tra vini, zone e considerazioni lanciate sui metodi di vinificazione. E soprattutto il gioco-caccia ad indovinare di chi era il tal vino, o la zona.

I campioni serviti nel’ordine:

  1. Gatti Lorenzo (Piave) ebbene si, il nostro. Quando l’hanno servito l’ho riconosciuto subito a naso, poi in bocca mi sono detta che era troppo “spumeggiante”… poi al riassaggio mi son detta che no, era in nostro. È partito chiusissimo, poi col passare del tempo si è aperto dimostrando com’è. Che dire, sono fiera del mio-nostro- bambino, anche se come sempre fa quello che vuole sia in bottiglia che nel bicchiere. Mandorla e persistenza.
  2. Costadilà (Conegliano). Impossibile non riconoscerlo: il suo colore carico, il suo gusto da filtrato dolce… sempre un buon bicchiere, anche se personalmente ho riscontrato degli odori lattei un po’ troppo forti per i miei gusti.
  3. Casa Coste Piane (Valdobbiadene). Il piacione, perché mi piace tanto. Leggermente meno torbido dei primi due, ha sparati un’acacia spettacolare, seguito poi da fiori di campo.

    La seconda tornata è partita con:

  4. Biondo Jeo (Asolo). Molto somigliante al 1, in bocca è secco, pieno e caldo.
  5. La Bassetta Donadi Maurizio (Piave). Banana sparata all’inizio, ananas, frutta secca e tropicale… per un attimo ho pensato che fosse fatto con lieviti selezionati e l’ho anche quasi scambiato per quello dopo..
  6. Bele Casel (Asolo).l’ho assaggiato 6 mesi fa e devo dire che è migliorato: sentori di banana, giusto equilibrio in bocca, forse un po’ troppo alto come gasatura.

    La terza ed ultima tornata

  7. Frozza (Valdobbiadene). Buon perlage, profumi di fiori, leggera banana, gusto pieno.
  8. Zanotto (Conegliano). Anche qui banana, fiori, acacia, in bocca giusto equlibrio tra acidità e corpo

Che dire? Non c’è stata la proclamazione di un vino “più buono o vincitore”, c’è stato il riconoscimento delle 4 zone in maniera piuttosto netta, qualcuno ha giocato all’indovinachi e io mi sento una granfiga ad aver imbroccato 5 produttori su 8 (e che non mi si venga a dire che sono di parte e che conosco i vini, è ben risaputo che sono una cippalippa nei giochini a trova il vino).

Personalmente ho avuto una domanda abbastanza persistente in testa: che fossero tutti vini da lieviti indigeni o anche no? Nel senso: le banane sparate a mille erano banane indigene? Oppure banane da lieviti selezionati? E le acidità? Erano frutto della natura e dei terreni o c’era qualcosa di più?

La mia curiosità sarà soddisfatta quando andrò a trovare i produttori per bermi una sano bicchiere di prosecco colfondo!

#colfondo1 su:

Appunti diGòla

Intravino

Bele Casel

Proiezione

Cromobox

Soavemente

Il pane fatto con il lievito del #colfondo grazie a DanielaSenzaPanna

Il pranzo fatto alla Locanda Baggio


le mie foto


lunedì 25 ottobre 2010

Non raccolgo funghi, ma inglesi.

È tempo di travasi, di castagne, e di funghi, io allieto le mie giornate solo con i primi, perché dei secondi non vi è traccia. Si sa che casa nostra non è zona di castagne, però di funghi una volta si, adesso non ne trovo, che sia qualcuno che se ne allieta?
Bando alle ciance.Tra i vari travasi c’è stata la degustazione alle Ombre Rosse a San Trovaso con Fortezza Bastiani, ovvero l’agenzia a cui ci appoggiamo in veneto, e una visita in azienda.
La degustazione è andata bene: c’è stato un bel flusso sia di ristoratori che di appassionati degustatori, e noi abbiamo fatto innamorare Roberto, che prossimamente aprirà un locale a Desenzano e vuole che il nostro Prosecco diventi il “Vino del Cuore”! Bella l’idea del vino del cuore, ma molto di più quella di avere sole donne a gestire il locale.

Venerdì invece c’è stata la visita di un gruppo di manager e capi sommelier di ben 6 locali inglesi!!
Devo dire che ero emozionata all’idea di avere la nostra prima visita aziendale seria, ovvero da produttore a compratore, anche perché non parlo bene inglese (ottimo motivo per fare un corso serale quest’inverno).Insomma tra una spiegazione in campo di cos’è e com’è fatta una Bellussera, di come fissiamo i tralci fruttiferi con i rami di salice e di come è fatto il terreno prendendolo in mano, abbiamo fatto il 60% della visita; poi c’è stato il momento in cantina, dove abbiamo fatto vedere i mezzi tecnologici a nostra disposizione e le analisi dei vini (non avevo motivo di nasconderle visto che erano in bella mostra nella scrivania!).Ma il colpaccio l’abbiamo segnato quando li abbiamo fatti accomodare in taverna per fargli assaggiare i nostri vini, abbinati a piatti tipici e veloci della nostra terra: tra un piatto di polenta, funghi, salsiccia e radicchio e formaggio imbriago, un assaggio di polenta abbrustolita e gorgonzola sciolto sopra, un bel piatto di radici e fasioi e tanto Raboso e Prosecco!

Dare un bicchiere di Raboso così a stomaco mezzo vuoto non aveva senso: non sarebbe stato apprezzato per il purosangue che è; invece abbinato a cibo che gustativamente e visivamente potevano vedere e riproporre nei locali ha fatto il suo colpo.

Così tra un racconto della storia dell’azienda tra le due guerre, fatto dal papà Lorenzo, una visione di come facciamo l’Imbriago fatta da mio fratello Lino e la lezione di cucina della mamma Renata abbiamo passato 3 ore assieme conoscendoci e stando veramente bene.
Inutile dire che il più bel complimento è stato sapere che nel tratto casamia-aereoportodiTreviso e nel volo Treviso-Londra si sia parlato della famiglia Gatti e dei vini Gatti, soprattutto del Raboso!

Adesso ci aspetta #Colfondo1!

PS: Non ci sono foto perchè ho aiutato la mamma a cucinare.... :)

venerdì 1 ottobre 2010

Vendemmie, fermentazioni e #Colfondo1





Posso dire che la vendemmia è quasi finita: quasi nel senso che mi resta da vendemmiare solo il Raboso, sperando che il sole lo riscaldi e lo faccia diventare dolce dolce.
Mi ero riproposta di fargli fare l’appassimento in pianta,come nel 2008, ma l’annata balenga mi fa pensare a vendemmiarlo appena sarà pronto.


Questa vendemmia è stata particolare un bel po’: tra pioggia ininterrotta che par di essere ai tropici e tempesta l’annata è stata salvata in extremis grazie al poco sole visto.
Se guardo a quello che ho raccolto in campo devo dire che mi sentivo un po’ strana, come l’uva: più la guardavo e più mi chiedevo come avesse fatto a resistere a tutta quell’acqua…
La stessa uva trasformata in mosto in cantina e fatta fermentare ha dato frutti inaspettati: buoni profumi, gradazioni più che rispettabili (anche se un po’ basse per i miei gusti nel Tocai).
Sono contenta a mille del Prosecco, perché si è beccato gli unici 15 giorni di sole continuato che han permesso che maturasse bene, anzi, benissimo.
Dei rossi mi piace il colore che hanno e il fatto che siano densi; il Raboso per ora è li, mi preoccuperò se dovesse piovere ancora per più giorni, ma il sole caldo mi fa pensare che non accadrà.
Quindi dopo il Ramadan della vendemmia e delle fermentazioni, dovuto a chi come me sa che un mese all’anno si vive in simbiosi con i lieviti e l’uva, finalmente posso parlarvi del prossimo evento dedicato al Prosecco: il #Colfondo1.

Cos’è #Colfondo1?

Il 30 ottobre ad Asolo ci sarà #Colfondo1, ovvero un evento dedicato al Prosecco Colfondo, sulla scia di quelli che sono stati #lambruschi1,2,3,4, #barbera1 e #aglianicodelvulture1.
Nella cornice del nuovo ristorante Ca’ Derton ad Asolo città, avverrà una degustazione alla cieca di 2 Prosecchi Colfondo rappresentativi di 4 terroir :
• Docg Valdobbiadene: Frozza e Casa Coste Piane
• Docg Asolo : Bele Casel e Biondo Jeo
• Docg Conegliano: Costadilà e Zanotto
• Doc: Lorenzo Gatti e Maurizio Donadi

L’evento è stato organizzato dall’azienda Bele Casel e da Studio Cru, ovvero da Luca e Davide, con l’idea di porre uno sguardo su questo vino che io trovo molto ricco di storia e parecchio interessante.
Non per niente vengono messi a confronto i prodotti di 2 aziende dello stesso territorio per capire se e quali differenze ci sono, sia nel terroir, che nella lavorazione e nella successiva “stagionatura” dei vini, ovvero l’invecchiamento.
Si perché il Prosecco Colfondo è verosimilmente più buono dopo minimo un anno dall’imbottigliamento, e per confutare questa tesi verranno fatti assaggiare due prosecchi col fondo di annate vecchie; inoltre sempre in tema di “fermenti” si degusteranno anche un Fortana ed un Trebbiano rifermentati in bottiglia dell’azienda Mariotti di Argenta (FE).
Dulcis in fundo sarà presente anche Silvano Follador con un prosecco metodo classico.
Inutile dire che partecipiamo perché solleticati dall’idea di fare degustare il nostro Prosecco alla cieca, comparandolo con altri produttori di zone diverse, ma anche di compararlo con un produttore della nostra zona.
Questo perché riteniamo che il confronto sia sempre utile per crescere e per migliorarci, sempre e comunque vada come risultato.
Insomma l’autunno è iniziato, e sembra che sia “caldo”, nel mentre mi stanno comunicando che il 18 ottobre ci sarà una nuova degustazione… e noi come sempre siamo prontissimi!

venerdì 10 settembre 2010

Resoconto della degustazione annuale di Les Caves de Pyrene


(foto rubata a Caves de Pyrene)
Il 6 settembre a Serralunga d’alba c’è stata la nostra prima uscita col il nostro distributore per l’Italia ed Inghilterra , Les Caves de Pyrene.
Circa 300 persone hanno potuto avere la possibilità di assaggiare vini interessanti, buoni e soprattutto conoscere i prodotti della nostra azienda.
Un resoconto dettagliato lo potete trovare QUA, grazie al Guardiano del Faro che ha recensito il tutto, e devo dire con un occhio che lascia poco al caso. Sono d’accordo con la sua visione: il Boscareto non c’entra un’emerita mazza col paesaggio della langa circostante, come non c’entrano niente le querce piantate in modo da poter un domani nascondere quello che è, e cioè una colata di cemento, ferro, vetro e plastica; come non c’entra nulla il viale che a me ha dato l’idea di entrare in un cimitero di lusso. Personalmente se fossi stata la commissionaria di tale mega hotel spa di lusso, avrei preferito la bioarchitettura visto e considerato che dovrebbe esser nato come luogo di rilassamento e coccole, e avrei preferito il vimini al plasticone… ma si sa, il vimini si rovina, la plastica dura requiem in eterna.
Però a me interessava esserci, perché quando la persona che ti vende il vino, che tu stimi e di cui ti fidi ti propone di essere dietro ad un tavolo per spiegare il frutto delle tue fatiche beh…io ci vado, vendemmia permettendo.
Così ho passato una giornata a dire come nasce il nostro Prosecco ex sur lie, ora col fondo, e come nasce il nostro Raboso; a raccontare della vigna, della passione e delle fatiche. A far assaggiare e vedere la faccia interessata dopo l’assaggio.
È stato importante per me trasmettere il nostro lavoro dalle parole di chi il vino lo produce, perché solo così si riesce a spiegare e fidelizzare il cliente.
È stato anche motivo di soddisfazione dare da bere a persone e sentirsi dire che i nostri due vini rispecchiano il territorio e non sono per nulla banali e scontati, soddisfazione sapere che il Signor Grigliatti (ed ho saputo solo dopo che era lui, e devo ancora ben capire chi sia se devo dirla tutta  ) li ha apprezzati e mi ha letteralmente detto “finalmente due vini che te li puoi bere mangiando!”… cosa che effettivamente dovrebbe essere così, o no? Come dice il buon Luca: “è vino…semplicemente vino”.
Così nella sobrietà della sala che ci accoglieva (ben lontana dallo sfarzo di colori e strutture del resto dell’hotel) ho visto produttori che come me raccontavano, degustatori che si scambiavano i pareri, persone che scrivevano le impressioni di quello che degustavano, flash ad immortalare le etichette e i visi.
A fine serata ero un po’ stanchina, ed assieme a un po’ di amici produttori, il gruppo delle Caves, e qualche rappresentante abbiamo condiviso la giornata davanti ad una pizza: che dire… è stato un successo! Un meritato successo per chi ha organizzato, un successo per noi che abbiamo fatto degustare, e credo un piccolo successo per lo staff del Boscareto che ha avuto un servizio impeccabile nell’attenzione a ciò che serviva (acqua, sputacchiere, grissini, tovagliolini, bicchieri, ghiaccio ecc).
Certo, tutto è migliorabile a partire dalla location per finire coi vini o con noi produttori, però butto li una provocazione: chi ha tanto criticato l’evento e la location non ha mai commesso errori?
Io intanto ringrazio Christian, Hannah, Luise, Tullio, Simone, Michela, Giampaolo, Dan per avermi dato la possibilità di crescere ancora, come persona e come azienda di famiglia.

venerdì 27 agosto 2010

in ferie succedono cose interessanti

Capita che, in una giornata di metà-fine agosto, mi sia presa 3 giorni di ferie intese come dolce far nulla, perché per il resto la mia vita è tutta fatta di ferie, ovvero momenti di relax debitamente infilati tra giornate lavorative intense.

Insomma sono finita nelle marche, più precisamente a Serra san Quirico dove un nostro amico ha una casa in montagna; luogo splendido, ricco di silenzio, di suoni, odori, colori che non mi appartengono e che trovo e ritrovo solo qua quando abbiamo la fortuna di venirci. Da qui a Montecarotto è praticamente un quarto d’ora… vuoi che non ci scappi una visita da Natalino? Detto, fatto.

Siamo capitati ieri dal buon Natalino Crognaletti, alias Fattoria San Lorenzo per deliziare il nostro palato di una degustazione dei suoi vini, e per salutare un viticoltore-contadino-enologo come me, oltre che un personaggio atipico (sempre come me medesima).

La Fattoria San Lorenzo è fatta di 31 ettari, molte oche, bella gente, vini strepitosi e perché no esperimenti sempre in corso nei “secchi” da 10 Hl che sono presenti in cantina al momento della vendemmia.

Parlare di Natalino e famiglia significa fermarsi ad ascoltare le parole che descrivono l’esperienza dei suoi vini, “vini che iniziano ad esser “buoni” quando sono finiti” dice Natalino… io vorrei che non finissero mai.

Siamo partiti con il Vigneto di Gino 2009, un verdicchio d’annata che in una sola parola definisco perfetto, di quelli che piacciono a me nella loro complessa semplicità; poi il Vigneto delle Oche 2008, verdicchio classico superiore sublime nella sua mineralità ed acidità. Il Vigna delle Oche riserva 2005 per noi non ha paragoni: assolutamente da provare per descriverlo.

Dei rossi menziono il Vigneto Paradiso, lacrima al 100%: io credo che non ci sia lacrima più buona di questa, se c’è fatemela assaggiare.

Il giorno dopo ci siamo distesi in quel della Distesa, dal buon Corrado Dottori che ha in primis un agriturismo davvero bello e ben curato, e poi dei vini che anche lui… dire buoni è poco.

L’abbiamo scovato in cantina e subito ci ha fatto vedere e spiegato i suoi vigneti: uno ha viti un po’ datate, l’altro viti di un anno.

Ho voluto assaggiare “sul campo” qualche acino e l’ho trovato dolce, ma di un dolce diverso da quello a cui siamo abituati, merito sicuramente delle sue pratiche in vigneto.

Poi ci ha portato nelle “segrete” della sua cantina, dove ci ha fatto assaggiare vini direttamente da vasca e da barriques: le riserve del verdicchio ed il suo rosso. Non c’è nulla da dire a parte che sono vini estremamente buoni e netti, fatti su vigna “viva” nel senso che si vede che è viva davvero e soprattutto appassionati.

Ho trovato il verdicchio molto interessante, molto vicino ai miei gusti di vino, con una mineralità tipica dei terreni argillosi; il rosso molto corposo e rotondo, ma più del gusto mi han colpito i colori ed i riflessi di questi suoi vini: vivi!

Che dire, sono molto felice di esser andata a trovare due persone che stimo molto e di aver assaggiato il frutto delle loro fatiche e delle loro idee. Grazie!!


ps: mi scuso ma per il momento non ci sono foto...

domenica 1 agosto 2010

Agosto ed i pensieri contadini.

È arrivato anche agosto, un mese che molti attendono per poter fare ferie, un mese che io trovo stancante proprio per l’idea delle ferie: milioni di persone imbottigliate per le partenze intelligenti, che sono quasi sempre deficienti perché deficiono sull’intelligenza.
Comunque sia stamattina abbiam spedito i genitori alla volta di Londra, che loro si han bisogno di ferie, mentre noi saremmo occupati a fare varie ed eventuali.
Così ci districheremo tra cose da fare di normale abitudine, l’orto e le primizie da raccogliere, gli animali dupedi e quadrupedi da s
eguire, carte che non mancano mai e varie ed eventuali.
Posso dire che come azienda la nostra è abbastanza sostenibile, non che io non lo sapessi, però me l’ha fatto notare Christian quando nel descrivere gli abitanti che popolano la nostra terra mi ha detto candidamente “è, c’avete tutto!”… effettivamente abbiamo tutto quello che serve o quasi: l’orto ci sfama sia d’estate che d’inverno molto allegramente; la carne non manca ed è varia tra vacche, polli, anatre, oche; il vino ci disseta e se volessimo potremmo piantare anche il grano per farci il pane (cosa che i miei nonni facevano fino agli anni 70 anche per altre famiglie visto che avevano un
forno grande che purtroppo non c’è più). Certo è un lavoro grosso seguire gli animali e andare ogni giorno nell’orto, che di solito fa la mamma che ha la passione di piantare o mettere a covare e poi vedere che cresce qualcosa; la parte delle vacche è invece del papà che si districa tra 1 vacca, 1 manza, e 2 vitelle piccoline.
A me non secca seguire tutte e due le cose, anche se devo dire che quando è l’ora di farli passare a miglior vita io non ci sono mai: mi da fastidio, fosse per me le bestie morirebbero con me, vecchie e
paciocche.
Queste poche righe per dire che sta settim
ana è la settimana delle ferie contadine, attendendo la vendemmia che è alle porte!!!

la foto è presa da farmville, il gioco di facebook che ti fa fare il contadino

mercoledì 21 luglio 2010

Report Piemonte-Toscana

Torno ad un mese di distanza, l’elaborazione delle cose-situazioni-momenti devo farla sempre con i miei tempi, però torno.
Dicevamo, un mese passato, un mese in cui il caldo è scoppiato con tutta la sua energia, in cui la vigna inizia ad ingrossare i piccoli acini che nel caso del Merlot si stanno pure colorando lentamente; un mese in cui le foglie nascono verdissime e si notano tanto sopra a quelle meno verdi e più vecchie.
Un mese che ha portato cose belle, tra cui il nostro primo ordine per l’Inghilterra, luogo che io amo e a cui sono legata per tante cose tra cui un ottima bottiglia bevuta in un’altrettanto ottima compagnia; e la nascita di un’amicizia che mi auguro possa durare per tanto tempo.

In questo mese ho avuto anche la possibilità di fare delle scampagnate nei we, andando a trovare amici produttori prima in Piemonte e poi in Toscana.
In Piemonte ho avuto l’occasione di passare dal buon Beppe Rinaldi che era un attimo “steso” causa incidente, e che ha lasciato l’onore alla figlia Marta di farci fare un giro turistico nella sua bella cantina. Tra una chiacchiera e l’altra abbiamo anche fatto uno scambio tra un Barolo 2006 ed un Prosecco 2008 sur lie (quanto mi piace scambiare le bottiglie!!!).
Poi da Barolo si è proseguito per Serralunga, dove abbiamo avuto la possibilità di condividere nozioni di cantina e vigneto con Augusto Cappellano, tra un assaggio di Barbera e uno di Barolo chinato. Augusto è proprio una bella persona, l’avevo già capito a Vini Veri, e l’ho confermato in questa visita. Anche con lui scambio, o meglio io 3 bottiglie lui 2, per il semplice fatto che lui ne avanzava una dalla fiera. Per la cronaca mentre scrivo mi ha già detto che si sono bevuti 2 bottiglie di Prosecco in 2…
Da Serralunga siamo stati ospiti di Mr. Bucci e Signora Princess,

ovvero colui che dispensa il nostro vino in tutta Italia e li c’è stato il tripudio: 13 vini aperti, tanta tanta carne e l’amicizia vera di una giornata più afosa che fresca. QUA il resoconto dettagliato fatto da Christian, perché rende benissimo la giornata passata.
Una nota sola: ho bevuto il nostro Raboso servito a 12° ed ho faticato a riconoscerlo perché invece della solita marasca, questo giro aveva una fragolina così accentuata che credevo fosse un francese….. e non ero ubriaca!!

Questo we invece siamo partiti per la Toscana, dopo una tappa in notturna a Firenze assieme ad un amico la domenica ci siamo ritrovati da Mattia e Cassandra al Caggio

per un mix esplosivo: Vernaccia Pool Party a base di Vernaccia Cocktail, produttori e distributori vari, un ristoratore e tanta bella gente. A servire i cocktail davvero insoliti e molto freschi c’era Andrea Balleri campione del mondo barman, che ci ha deliziato con idee e gusti buoni.
Mattia e Cassandra sono stati organizzatissimi e tutti noi presenti siamo stati in un clima rilassato e conviviale, un perfetto we organizzato veramente nei minimi particolari assieme all’amico Simone.
Naturalmente c'è stata la possibilità di assaggiare anche dei vini che tutti noi amici produttori avevamo portato, sapendo che ci sarebbe stata gente assetata come noi!!
Che dire ancora? Lascio spazio alle foto che ben sintetizzano la giornata, augurandomi di passarne altre in compagnia di bella gente!!



sabato 19 giugno 2010

granello di pepe


Torno, a fatica.
Come a fatica ultimamente provo a vivere di nuovo, perché tocca a me.
Questo mese è stato duro, molto duro. Ho perso una persona cara, un amico che era un fratello, colui con cui preparavo la vendemmia, con cui parlavo dei nostri vini dell’azienda, del se imbottigliarli o attendere, del “senti che buono che è questo…”. L’ho perso in un modo stupido, talmente stupido che sono rabbiosa; ma forse sono più rabbiosa per la velocità dell’accaduto, o forse perché non lo vedrò più o forse non so perché.
Deve ancora arrivare, ma credo che questa sarà una delle vendemmie più brutte in assoluto, brutta perché non avrò più il confronto con Enrico.
Mi pare quasi che la vigna vada avanti per inerzia come me: l’uva è allo stadio “grano di pepe”, c’è un po’ di peronospora, la botrite in qualche punto;d’altronde il tempo piovoso e il clima umidiccio sono una manna per loro e disperazione per noi. Tocca essere vigili, non comunali, ma nel senso di vigilare, osservare.
Abbiamo descalzato le viti di Raboso, quelle del Prosecco, il Tocai ed il Cabernet, poi le abbiamo passate con il badile attorno al colletto. Mi sono venute come ogni anno le vesciche da badile, però non me ne sono quasi accorta. Pensavo ad altro.
Questa settimana abbiamo anche cimato, forbice alla mano, passi lunghi e ben distesi e su e giù, su e giù per la vigna tra una spruzzata di acqua piovana e gli scarponi pieni di “paltan”, pantano-fango; ho sentito le gambe pesanti, mi sono pure “inortigada” ovvero punta con le ortiche per poi accorgermene sotto la doccia, quando davvero un po’ sentivo il bruciore.
Di sera fa freddo, la tv dice che il caldo è finito… spero non sia così, perché sennò non mi matura l’uva.
Sono anche andata al convegno sui Lieviti organizzato a Bologna da Vinnatur, dove mi sono trovata anche con Claudia ed Elisa che mi hanno scaldato un po’ il cuore, dove ci siamo confrontate tra fermentazioni, tubi da tirare, pied de cuve. Bello il convegno, molto intimo quasi, con dei relatori che erano dei miei ex compagni di classe: Federico , Andrea e Maurizio. Si è cercato il confronto tra fermentazioni spontanee, controllo della temperatura e non, pied de cuve, ossigeno si e ossigeno no. Certo è che urge il confronto con Angiolino, sia da persona a persona, sia come visioni di azienda da condurre per ottenere vino.
Nel mentre è passanto anche Henk in azienda, un signore olandese che ho conosciuto a Cerea. È stato accolto dai miei col loro italiano, lingua che lui capisce ma che parla poco poco, pare si siano capiti. Sono quasi contenta abbia trovato loro, l’anima genuina dell’azienda nel vero senso della parola, più che me che si so un po’ di inglese, ma davvero poco.
Poi abbiamo deciso per la bobina delle etichette per il Prosecco DOC 2009, che se tutto va bene etichettiamo nel giro di 15 gg (tipografia permettendo) e che poi riposerà un po’ prima di essere venduto. Anche perché c’è la terza partita dell’igt 2008 che è in fase di ultimazione della sosta prima della vendita.
Se tutto va come deve poi lunedì finalmente partirà il primo ordine per Caves… sono 15 giorni che giace li, pronto, forse stavolta ce la fa….
Naturalmente nel tempo morto io continuo ad etichettare Raboso, mi restano 720 bottiglie fronte-retro da fare a mano. Una volta etichettavo con gusto, da 15 giorni a sta parte no, perché poi la testa pensa e finisce che penso sempre a lui.
Ho scritto alla rinfusa, lo so, ma se non scrivevo così forse non scrivevo proprio… in questo momento è il modo migliore con cui riesco ad esprimere emozioni che non siano lacrime.
Spero che nel prossimo post ci siano cose felici da comunicare.

martedì 8 giugno 2010

scusate l'assenza

scusate l'assenza ma sono giorni umanamente duri, a cui si aggiunge il lavoro in vigna e cantina...
vorrei ogni giorno della mia vita così duro, di badile e sudore...pur di riaverlo con noi
baratterei ogni giorno col badile per cancellare quell'ora di domenica....
tornerò, lo prometto... ci vuole solo tempo, un pò di tempo

mercoledì 26 maggio 2010

Post lungo (così mi imparo ad aggiornare).

Con questo titolo siate bravi a continuare ehehheh, se non lo fate godetevi le figure, come quando eravamo piccoli.

Bando alle ciancie: dall’adunata, ovvero primi di maggio, sono successe un po’ di cose che mi-ci hanno tenuto impegnati sia in vigneto che un po’ in giro; le giornate erano belle pienotte e alla sera non ero molto ispirata oppure semplicemente ero solamente stanca.

Come prima cosa ci sono state nascite un po’ qua e un po’ lì: prima Furia che avete visto nell’altro post, poi altri 5 gattini ancora senza un nome, 3 femmine e 2 maschi (sempre sotto). Poi sono nati pulcini inaspettatamente, a parte 2 covate che la mamma aveva programmato; ha preso anche 4 oche, mentre una è nata dalle 2 vecchie. È arrivata anche una nuova vitellina dall’allevamento di un amico, che pian piano cresce.
Il Prosecco vegeta, svetta verso il cielo; il Cabernet e il Verduzzo che sembravano pigri hanno dato uno bello sprint, il Merlot e il Raboso mi sembrano belli come gli altri anni mentre il Tocai non fa testo per ora, nel senso che si risveglia verso giugno nel suo vigore.
Pioggia a parte, sia già venuta che in arrivo, siamo contenti di come vanno le cose, speriamo che non ci sia troppa umidità che potrebbe portare malattie che a noi, non c’interessano proprio!
Sul fronte manifestazioni, abbiamo partecipato alla seconda edizione di Vinum in Villa a Villa Foscarini Rossi in quel di Stra

e devo dire che sono nel complesso contenta: ho conosciuto dei produttori giovani e pieni di idee nuove come me, mi sono confrontata con produttori navigati e ho potuto raccontare di noi a gente interessata. In più pare io abbia trovato un distributore, ma non dico nulla di più fino a che non è il momento per dirlo J

Davide Spillare mentre spiega i suoi vini

Paolo Brunello, persona davvero squisita, con una cliente.


Alessandro Pialli col suo Tocai rosso, buono!


Guido Zampaglione preso di soppiatto ehehhhe

il panino con la Mariola fata da questo signore ci ha salvato la vita… se poi ci abbinavi una buona birra… Birra Morgana


Francesco Maule tutto preso dalle spiegazioni


Fabrizio Iuli che racconta la sua Barbera



Ps. Una delle poche cose che mi piacciono delle manifestazioni come questa, è il fatto che grazie

agli scambi mi porto a casa vini buonissimi!!!


E per finire LUI, super Simo, compagno di banchetto di questa avventura!


martedì 18 maggio 2010

new entry


LITTLE PROSECCO, LOVELY!


LITTLE FIVE


FURIA!! NON IL CAVALLO PERO'...


OCHETTE CON OCHE GRANDI!


PULCINI SOTTO LAMPADA, PIIIIICCOLI PIO PIO


PIPPO SUPERSTAR


MAFALDA CHE QUASI SCAPPA

mercoledì 12 maggio 2010

Reportage semiserio dell’Adunata a Bergamo



Sono partita da casa, carica come un uovo, alle 5 e qualcosa per recuperare verso le 6 la mia amica-enoica-eroica Liza. Prima tappa con colazione dopo credo ½ minuto nel bar vicino a casa sua (iniziamo bene!) e poi partenza vera, con solo una tappa in zona Soave (ma all’autogrill doppio però!! cit. Liza) per caffè e varie ed eventuali.

Siamo arrivate a Bergamo alle 9 e mezza, e ci siamo subito cercate un piccolo posto dove piazzare il furgone praticamente nella zona dove avremmo esposto; sarebbe stato bellissimo andare a Bergamo alta e fare le turiste, ma necessitavamo di mettere il biglietto anti multa ogni ora, per cui ci siamo attrezzate a patatine fritte, uova sode, acqua e mazzo di carte e via! Mini torneo di scopa intervallato da soste al bar e da acquisti vari per la nostra postazione e per capire dove comprare se mancava qualcosa.

Alle 19 abbiamo iniziato ad allestire la nostra zona, per terminare alle 23 quasi, momento in cui siamo andate a bere una birra e mangiare qualcosa. Il clima era già da sambodromo con penne nere in ogni angolo più o meno intente a sbevazzare. Abbiamo pensato bene di andare a riposare per esser attive il giorno dopo… ottima scelta, se non avessimo passato la notte insonne a causa dei nostri vicini di postazione che arrivavano a qualsiasi ora della notte facendo un bordello micidiale… leggasi: “Antò!!! Antòòòò!! Mett’ o furgone lì!! Noooo arretrat! E imprecazioni miste”.

Ci siamo risvegliate e la mia faccia racconta tutto.

Abbiamo iniziato la samba sia venerdì che sabato al mattino presto, 7, per finirla alle 4 e mezza del mattino dove con gentilezza estrema si invitavano gli amici alpini a levar le tende; la domenica è iniziata con la sveglia che è suonata in ritardo di 1 ora sulla tabella di marcia ma è proseguita fino alle 17, momento in cui vedevamo che avrebbe piovuto e abbiamo deciso di sbaraccare.

Questa adunata è andata bene: hanno apprezzato il vino, più roso che bianco, e gli spriz; hanno adorato le uova sode e i sottoli e sottaceti fatti in casa, e hanno divorato i vari insaccati che avevamo portato. Soprattutto abbiamo intrecciato le nostre vite ed esperienze con le loro, tra un buon rosso e una fetta di coppa, e l’immancabile mazzo di carte!!

La prossima adunata è a Torino… chissà… magari!