mercoledì 3 novembre 2010

#Colfondo1: come divertirsi ed imparare giocando.


Ebbene si, sono stata a #colfondo1 e me ne vanto: una bellissima giornata con bella gente, buoni vini e buon cibo..

Il mio resoconto di seguito.

Ci siamo trovati alla Locanda Baggio alle 10 e 30 del mattino e subito c’è stato fermento nel preparare le ultime cose: i sacchetti con la terra, le schede di degustazione alla moleskine per chi era senza carta, le bottiglie per il pranzo.

Alle 11 e 15 sono iniziate le danze: la presentazione di Davide Cocco di Studio Cru è seguita ad una descrizione-interpretazione della terminologia Colfondo fatta da Stefano-vate-Caffarri. Io il Caf non lo conoscevo, però lo leggo da mò. Beh, vederlo li che camminava, con sti fogli in mano a mò di slide spiegando la terminologia di colfondo devo dire che mi ha affascinata parecchio. Qua potete vederlo grazie alla ripresa del buon Dan.

Dopo questa presentazione dell’evento siamo passati alla presentazione delle aziende: ci siamo schierati 2 a 2 in base alla zona e giù a dire di noi.
Tra le cose da segnalare il fatto che Raffaele Follador di Casa Coste Piane abbia detto che tra noi col fondisti ci sono degli enologi, quindi persone che sanno scegliere come agire in cantina (se con lieviti selezionati o indigeni ed altre pratiche utili o meno) e delle persone che desiderano sperimentare; Silvano Follador ha invece spiegato bene cosa vuol dire il colfondo nel nostro territorio, ovvero tradizione da sempre: prima fermo, poi come risposta agli spumanti, per non tralasciare che in ogni casa delle 4 zone è pratica normale offrire un bicchiere di colfondo agli ospiti.

Finalmente verso le 11 e 30 abbiamo iniziato la degustazione: 3 prosecchi a tornata, serviti senza un ordine particolare e serviti mescolati. Subito ci sono stati commenti ed equiparazioni tra i vini: tutti scrivevano impressioni su profumi, su gusti, su limpidezza e grana del perlage; un bel confronto tra vini, zone e considerazioni lanciate sui metodi di vinificazione. E soprattutto il gioco-caccia ad indovinare di chi era il tal vino, o la zona.

I campioni serviti nel’ordine:

  1. Gatti Lorenzo (Piave) ebbene si, il nostro. Quando l’hanno servito l’ho riconosciuto subito a naso, poi in bocca mi sono detta che era troppo “spumeggiante”… poi al riassaggio mi son detta che no, era in nostro. È partito chiusissimo, poi col passare del tempo si è aperto dimostrando com’è. Che dire, sono fiera del mio-nostro- bambino, anche se come sempre fa quello che vuole sia in bottiglia che nel bicchiere. Mandorla e persistenza.
  2. Costadilà (Conegliano). Impossibile non riconoscerlo: il suo colore carico, il suo gusto da filtrato dolce… sempre un buon bicchiere, anche se personalmente ho riscontrato degli odori lattei un po’ troppo forti per i miei gusti.
  3. Casa Coste Piane (Valdobbiadene). Il piacione, perché mi piace tanto. Leggermente meno torbido dei primi due, ha sparati un’acacia spettacolare, seguito poi da fiori di campo.

    La seconda tornata è partita con:

  4. Biondo Jeo (Asolo). Molto somigliante al 1, in bocca è secco, pieno e caldo.
  5. La Bassetta Donadi Maurizio (Piave). Banana sparata all’inizio, ananas, frutta secca e tropicale… per un attimo ho pensato che fosse fatto con lieviti selezionati e l’ho anche quasi scambiato per quello dopo..
  6. Bele Casel (Asolo).l’ho assaggiato 6 mesi fa e devo dire che è migliorato: sentori di banana, giusto equilibrio in bocca, forse un po’ troppo alto come gasatura.

    La terza ed ultima tornata

  7. Frozza (Valdobbiadene). Buon perlage, profumi di fiori, leggera banana, gusto pieno.
  8. Zanotto (Conegliano). Anche qui banana, fiori, acacia, in bocca giusto equlibrio tra acidità e corpo

Che dire? Non c’è stata la proclamazione di un vino “più buono o vincitore”, c’è stato il riconoscimento delle 4 zone in maniera piuttosto netta, qualcuno ha giocato all’indovinachi e io mi sento una granfiga ad aver imbroccato 5 produttori su 8 (e che non mi si venga a dire che sono di parte e che conosco i vini, è ben risaputo che sono una cippalippa nei giochini a trova il vino).

Personalmente ho avuto una domanda abbastanza persistente in testa: che fossero tutti vini da lieviti indigeni o anche no? Nel senso: le banane sparate a mille erano banane indigene? Oppure banane da lieviti selezionati? E le acidità? Erano frutto della natura e dei terreni o c’era qualcosa di più?

La mia curiosità sarà soddisfatta quando andrò a trovare i produttori per bermi una sano bicchiere di prosecco colfondo!

#colfondo1 su:

Appunti diGòla

Intravino

Bele Casel

Proiezione

Cromobox

Soavemente

Il pane fatto con il lievito del #colfondo grazie a DanielaSenzaPanna

Il pranzo fatto alla Locanda Baggio


le mie foto


6 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo post e bel modo di confrontarsi tra produttori...e la banana -visto che è l'unico frutto dell' amor :):) diceva la canzone-vuoi dire che sia dovuta a lieviti selezionati ..forse,anche per il mio modesto parere però sono stra curioso di sentirli .Ciao e complimenti Gian Paolo
P.S: Che pressione ha un prosecco così ottenuto e da quanto tempo è stato imbottigliato,e una volta imbottigliato lo muovi o lo lasci in pace sto pèovero vino. Ciao e scusa per le domande.GP

Carolina l'enologa ha detto...

gian paolo, non posso svelarti l'arcano!!! :) scherzo.
il nostro arriva ad 1 atm scarsa, dall'imbottigliamento ci mette 1 mese a fare la presa di spuma. di solito dopo l'imbottigliamento sta fermo il più possibile.

Anonimo ha detto...

Grazie Carolina!!(per la pressione pensavo fosse più alta,ragionando da Lambruscaio quale sono )Ciao e buon Lavoro GP

Carolina l'enologa ha detto...

beh può essere più alta, però io preferisco una spuma più gentile che quella sparata a 2,5. questione di gusti.
ma sei lambruscaio in quel di dove?

Anonimo ha detto...

Sono Lambruscaio a Campogalliano e mi sa che almeno tramite web ci conosciamo o almeno io sò chi sei .ciao Gian Paolo

Carolina l'enologa ha detto...

mio moroso ha la ditta a curès... fa te.